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Viale dei Platani 71, Ragusa 

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ALIMENTI RAFFINATI E RISCHIO TUMORALE

La crescente richiesta di prodotti alimentari “già pronti” ha portato allo sviluppo ulteriore dell’industria alimentare, e soprattutto del processo di “ingegnerizzazione” alimentare, che consiste nella strumentalizzazione degli alimenti e del “gusto” degli alimenti. Questa manipolazione ha ovviamente portato ad un condizionamento nelle nostre abitudini alimentari, che ci portano spesso a preferire le scelte degli alimenti più ingegnerizzati anziché gli altri molto più semplici.

Il rovescio della medaglia però è che gli alimenti industrializzati, o che abbiano subito processi di raffinazione e di elaborazione, non siano sinonimo di alimentazione sana e genuina, a pagarne maggiormente è il nostro sistema digerente sottoposto a processi di elaborazione e rielaborazione che portano ad instaurare processi infiammatori locali, gastriti e coliti; anche senza sintomi.

Ma, a prescindere dal sistema digerente, esiste una forte correlazione tra: alimentazione eccessivamente ricca di prodotti industriali e un’aumentata mortalità. Quest’ultima dipendente da un maggiore rischio di sviluppare ipertensionediabete di tipo 2obesitàstress ossidativo e cattivi stili di vita. Tutti fenomeni riconducibili ad un’alimentazione ricca di grassi idrogenati, zuccheri semplici e consumo eccessivo sale, a discapito di fibre e vitamine e attività fisica.

Tra gli alimenti INDUSTRIALIZZATI, ultra-processati, ritenuti maggiormente responsabili di concorrere a rischi anche di tipo oncologico emergono soprattutto alimenti di origine animale quali burger, insaccati e prepararti a base di pesce, così come bevande eccessivamente zuccherate. Non si tratta solo di un problema legato al peso corporeo, perché, in realtà spesso il peso o il sovrappeso, obesità ecc. rappresentano un “sintomo” di un processo infiammatorio che si è, o si potrebbe innescare; il peso quindi rappresenta un segnale che probabilmente la nostra alimentazione non è ben bilanciata o che quello che assumiamo potrebbe essere sbagliato sotto il profilo nutrizionale in quanto, gli alimenti ultra-processati contengono comunemente additivi alimentari come emulsionanti e dolcificanti artificiali, che possono alterare il microbiota intestinale, promuovendo l’infiammazione e la carcinogenesi, in particolar modo, del colon, e si è osservato che principalmente la componente maschile è un fattore predisponente a sviluppare tumori al colon-retto, che è considerato la seconda causa di morte, dovuta a tumori, a livello mondiale.

A seguito dell’analisi statistica è emerso un fattore di rischio maggiore del 29% per gli uomini, di ammalarsi.

Perché gli uomini hanno un rischio aumentato?

Le motivazioni sono riconducibili sia a parametri ormonali, quanto a stili di vita e scelte alimentari, perché ad esempio dalle analisi dei consumi, emerge come le donne siano più propense a fare scelte più sane, probabilmente perché maggiormente propense al mantenimento della linea rispetto agli uomini.

Invece rispetto ai parametri ormonali, lo studio evidenzia come gli estrogeni detengano un ruolo fondamentale del manifestarsi della patologia. Nelle donne, una maggiore concentrazione di estrogeni, rispetto al testosterone, sembra ridurre il rischio di cancro del colon-retto.

Ecco perché quindi, il World Cancer Research Fund International/American Institute for Cancer Research, raccomanda di limitare l’assunzione di “fast food” per la prevenzione primaria del cancro.

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